Allocuzione del Comandante del 9° Reggimento D’Assalto Paracadutisti ” Col Moschin”

Col. Giuliano ANGELUCCI

…”Gli Arditi di allora e gli Incursori dell’esercito di oggi convinti che esistano valori per i quali con ardimento, abnegazione e sana sfrontatezza valga la pena di sacrificare se stessi, Gli Arditi di allora e gli Incursori dell’esercito di oggi mai appagati da situazioni di comodo, mai domi nel cercare soluzioni innovative e non convenzionali nell’affrontare le molteplici disfide, pronti ad assumersi rischi che possono portare anche ad estremi esiti, gli Arditi di allora e gli Incursori dell’esercito di oggi, reparti in cui l’io inteso come individualità cresceva e cresce in parallelo con un noi nel senso di appartenenza. Gli Arditi di allora e gli Incursori dell’esercito di oggi entrambi figli di quell’Italia che costantemente adempiva ed adempie alle proprie responsabilità, assolvendo i propri doveri, i propri compiti istituzionali e le missioni assegnate senza esitazioni, senza se e senza ma, senza disquisire o tergiversare sui perché. Gli Arditi di allora e gli Incursori dell’esercito di oggi, la bellezza e la sacralità di questi luoghi la purezza e la bontà dell’aria che si respira, pregna di puri e sani valori mi fa tornare in mente che 100 anni fa da questi nostri colli vennero partoriti e urlati alcuni motti che qui oggi chiedo di sdoganare. Questi motti ci appartengono, appartengono alle nostre tradizioni e chiedo di legittimarli senza che debba vergognarmi di sentirli miei a causa del cattivo uso e della falsata propaganda a fini politici che subirono in passato, essi appartengono agli arditi di quei reparti di cui abbiamo ereditato le tradizioni e la storia e per questo li rivendichiamo perché come allora distinguevano gli Arditi oggi caratterizzano gli Incursori dell’esercito. Essi sono frasi lapidarie e sentenziose nelle quali è compendiato con valore esemplare e imperativo il programma di vita di una persona o di un gruppo di persone. Come l’Ardito di allora, a premessa di un assalto, pur se ferito, si fece apporre sulle bende in segno di abnegazione alla Patria la scritta “ME NE FREGO” e partecipò all’assalto. Come durante la battaglia del Solstizio ricevendo dal Comandante di portare a termine a ogni costo la missione suicida, il Capitano Zaninelli rispose: “Signor Comandante “IO ME NE FREGO”, si fa ciò che si ha da fare per il Re e per la Patria (a quei tempi)”. Gli Incursori dell’esercito di oggi dicono: “ME NE FREGO” del dolore, “ME NE FREGO” della fatica, “ME NE FREGO” dei sacrifici, “ME NE FREGO” della vita dura, “ME NE FREGO” di coloro che dovrebbero essere amici e che invece di rispettarmi subdolamente mi combattono. Dicono: “ME NE FREGO” della mia ideologia politica o del mio credo religioso, faccio quello che l’autorità militare mi ordina di fare. Cosi come il Capitano Zaninelli “si fa ciò che si ha da fare perché questo è il nostro dovere e basta”. Entrambi discendenti di quella Roma che aveva come schiava la vittoria, gli Arditi di allora e gli Incursori dell’esercito di oggi chiamavano a loro e chiamiamo “A NOI!” la stessa vittoria. Oggi come allora su questi colli si assapora il profumo del sacrificio, la fragranza del senso di appartenenza, l’essenza dell’italianità, qui, noi più che in ogni altro luogo, sentiamo l’orgoglio e la fierezza della vittoria. Da qui più che da ogni altro posto, traiamo la forza per vincere le sfide di oggi. I caduti per la vittoria su questo colle ci impongono di continuare a vincere per l’Italia. Gli Arditi di allora e gli Incursori dell’esercito di oggi non conoscevano e non conosciamo la paura di vincere, agivano ed agiamo perché la vittoria sia propizia a noi. Gli Arditi di allora e gli Incursori dell’esercito di oggi , fieri rappresentanti di quell’epica militare, leali e fedeli al proprio giuramento, creati con l’unico scopo di vincere ad ogni costo, per sconfiggere la minaccia, per difendere la Patria, per salvaguardare le libere istituzioni, gli Arditi di allora e gli Incursori dell’esercito di oggi. Un popolo che ignora il proprio passato, non saprà mai nulla del proprio presente.
Viva i Reparti d’assalto, Viva tutti i figli d’Italia caduti nell’adempimento del proprio dovere, Viva il IX Reggimento d’Assalto “Col Moschin”, Viva l’Esercito, Viva l’Italia”

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