“( … ) Arditi d’ Italia , venire a voi è come entrare nel fuoco, è come penetrare nella fornace ardente, è come respirare lo spirito della fiamma, senza scottarsi, senza consumarsi. ( … ) In una delle vostre medaglie commemorative il combattente all’assalto è rappresentato avvolto dalla vampa, incombustibile come la salamandra della favola, con una bomba in ciascuna mano. Il vostro elemento è l’ardore, la vostra sostanza è l’ ardire. Per ciò, se il Carso era un inferno, voi ne eravate i demoni. Se l’Alpe era l’empireo della battaglia, voi ne eravate gli angeli. Creature fiammanti sempre e da per tutto. E ci fu qualche notte d’ estate, ci fu qualche notte d’ autunno che l’acqua del Piave, al vostro guado, rugghiò come quando immerso il ferro rovente si tempra. ( … )
(dalla lettera di Gabriele D’ Annunzio agli Arditi di Fiume pubblicata sul quotidiano “La Vedetta d’Italia” del 24 ottobre 1919).
Primo conflitto
1915 – 1918
Il reggimento prende il nome dalla collina Moschin, luogo ove, durante la guerra del ’15 -’18, gli Arditi furono protagonisti di uno dei più eccezionali esempi di coraggio del primo conflitto mondiale, difendendo strenuamente le proprie posizioni sotto gli incalzanti assalti dell’invasore austriaca. Il coraggio degli uomini di questo reparto d’Elite del Regio Esercito, i quali erano soliti dare l’assalto alle trincee nemiche percorrendo gli ultimi metri che li separavano da queste con un pugnale stretto fra i denti e le bombe alle mani, fu tale che lo stesso Gabriele D’Annunzio, da sempre affascinato dalle imprese militari audaci, vestì la divisa del reparto durante l’occupazione di Fiume del 1920 del quale fu ideatore e comandante. Un così vasto senso del dovere e coraggio non potè non lasciare una traccia indelebile in quella generazione di militari che, a distanza di alcuni anni dal termine della Seconda Guerra Mondiale, tenteranno di dare seguito alla tradizione di arditismo dei propri precursori.
Ricostruzione
1952
ex ufficiali degli Arditi diedero segretamente il via alla ricostruzione di un reparto di combattenti specializzati in seno al Centro Militare di Paracadutismo ubicato presso Viterbo. Il nuovo elemento, inquadrato all’interno della 1^ Compagnia Paracadutisti, avrebbe visto la luce nel settembre dello stesso anno con il nome di Plotone Speciale. Costituito da paracadutisti, i quali venivano addestrati sulla falsariga dei reparti Arditi con la preparazione addizionale ai lanci in acqua ed al nuoto, il Plotone era posto sotto il comando del Tenente Franco Falcone. Il trasferimento del Plotone presso la Scuola di Fanteria di Cesano, occorso il 20 aprile 1953, coinciderà con la promozione a Compagnia Sabotatori Paracadutisti, al comando del Capitano Edoardo Acconci, forte di due plotoni rispettivamente composti da paracadutisti di leva e Carabinieri. Un primo organico programma addestrativo per i futuri Sabotatori lo si avrà soltanto a partire dal 1954, unitamente all’individuazione di quelli che sarebbero stati i futuri compiti della Compagnia : operazioni di intelligence e sabotaggio in territorio ostile .
L’ iter addestrativo riservato gli aspiranti, vedeva l’ acquisizione delle tecniche di sabotaggio, roccia, l’utilizzo degli sci, il combattimento corpo a corpo, la familiarizzazione con una vastissima gamma di armi e mezzi (carri armati compresi), la creazione di ” ponti ” radio e l’utilizzo delle relative ” maglie “, la cartografia e, per gli elementi valutati maggiormente idonei sul piano psico-fisico, la padronanza di elementi relativi alle incursioni navali da apprendersi presso il GRUPP.ARD.IN. (oggi COM.SUB.IN) del Varignano .
Trasferimento a Livorno
1° Giugno 1957
vede il trasferimento dei Sabotatori presso Livorno e, successivamente, nella città di Pisa ed il cambio di nomenclatura in Reparto Sabotatori Paracadutisti, venendo impegnato in esercitazioni volte a saggiare le capacità difensive delle patrie Forze Armate (ai Sabotatori era delegato il ruolo di forza nemica).
Battaglione Sabotatori
1961
il reparto farà ritorno a Livorno ove verrà elevato al grado di Battaglione Sabotatori Paracadutisti, posto alle dipendenze della Brigata Paracadutisti Folgore ed articolato su di un Plotone Comando, una Compagnia Allievi e due Compagnie Operative.
Ulteriori specializzazioni
1964
ulteriore impulso verrà fornito alla dottrina operativa del Battaglione per mezzo della qualificazione di operatori in possesso di caratteristiche tali da renderli in grado di operare in qualsiasi teatro operativo (precedentemente si era infatti preferito “specializzare” gli uomini affidando a costoro solamente operazioni inserite nel proprio campo di competenza, ad esempio quello subacqueo o montano).
Nome del Reparto
26 Settembre 1975
il Battaglione viene mutato in 9° Reparto d’ Assalto Paracadutisti “Col Moschin” , la qualifica di Sabotatore decade a favore di quella di Incursore e riceve in custodia la bandiera del X Reggimento Arditi.
Da Btg a Rgt
24 Giugno 1995
il IX Battaglione assume la denominazione di IX Reggimento d’ Assalto Paracadutisti “Col Moschin”
Nuovo Brevetto da Incursore
6 Ottobre 2015
Gli Incursori possono nuovamente ornarsi del loro antico fregio il FERT.
Basco Grigio/Verde
18 Aprile 2019
Cerimonia di consegna del basco grigio-verde a rimarcare il legame imprescindibile sia con i Reparti Arditi operanti nei due conflitti mondiali.
Onorificenze alla Bandiera
Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia
5 Giugno 1920
Decreto 05 Giugno 1920
«Nei duri cimenti della guerra, nella tormentata trincea o nell’aspra battaglia, conobbe ogni limite di sacrificio e di ardimento; audace e tenace, domò infaticabilmente i luoghi e le fortune, consacrando con sangue fecondo la romana virtù dei figli d’Italia. 1915 – 1918 (All’Arma di Fanteria)»
Medaglia d'Argento al Valor Militare
5 Giugno 1920
Decreto 5 giugno 1920
Per l’irrefrenabile audacissimo impeto onde d’un sol balzo raggiunse sanguinosamente formidabili importanti posizioni (Col Moschin, 15 giugno 1918; Col della Berretta, 20 ottobre 1918). (al IX Reparto d’Assalto).
Medaglia d'Argento al Valor Militare
Decreto 15 febbraio 1945
Durante più mesi di guerra dava costante prova di aggressività e di spregiudicatezza. Nel corso di un’azione offensiva, lanciato su un’ala scoperta, sviluppava la propria manovra con rapidità, decisione ed energia, riuscendo a sorprendere ed a scompigliare il dispositivo tedesco. Chiamato improvvisamente ad altro importante compito, entrava con superbo slancio nella battaglia e nel duro e contrastato attacco, quando l’esito della lotta era ancora incerto, rompeva d’impeto lo schieramento nemico, dopo lotta audace frammentaria ravvicinata raggiungeva a notte tutti gli obiettivi. Nell’inseguimento non dava tregua all’avversario. Eccellente strumento di guerra, elastico e tenace; fierissimo e generoso degno erede delle tradizioni fulgidissime legate al suo nome. Colli al Volturno, Guardiagrele, Cingoli, Musone, Esino, 11 febbraio – 25 luglio 1944. (Al IX Reparto d’Assalto).
Medaglia d'Argento al Valor Militare
Decreto 24 luglio 1947
Veterano nella guerra di Liberazione, partecipava con inesauribile ardore alla battaglia di rottura sull’Appennino di Bologna, dando un contributo decisivo alla liberazione della città. Con impeto eroico piegava, spezzava, frantumava la resistenza fanatica di agguerrite unità tedesche, imponendosi all’ammirazione dei reparti alleati che si battevano al suo fianco. Guerra per la liberazione d’Italia, 20 marzo – 30 aprile 1945. (al IX Reparto d’Assalto “Col Moschin”)
Medaglia d'Oro al Valor Militare
Decreto 5 ottobre 1994
Il 9° Battaglione d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin” partecipava, con proprie unità inquadrate nelle forze italiane in Somalia, alle operazioni di soccorso alla popolazione somala. Composto essenzialmente da professionisti, consapevoli del ruolo di primo piano da sostenere nel quadro dell’operazione, in virtù della saldezza morale, del senso del dovere e dell’attaccamento alla Specialità dei propri uomini, si prodigava con totale dedizione ed elevata capacità nella pericolosa missione confermando, in numerose azioni di rastrellamento per la ricerca d’armi ed in operazioni contro guerriglieri ed anti banditismo, l’altissimo livello di efficienza, il grande coraggio e la generosità dei suoi uomini nonché la compattezza morale delle sue formazioni. I suoi distaccamenti operativi, coinvolti in numerosi conflitti a fuoco reagivano sempre con efficacia e determinazione mettendo in luce il valore militare, la capacità operativa e la fortissima motivazione dei propri componenti. Nonostante le dolorose, gravi perdite subite in combattimento, continuava ad assolvere i compiti affidati senza flessioni con la fierezza e l’orgoglio di perseverare nel tentativo di ridare sicurezza e soccorso umanitario, al martoriato popolo somalo e nella determinazione di rendere onore alla Patria lontana. (Somalia, 22 dicembre 1992 – 7 settembre 1993).
Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia
Decreto 25 ottobre 1994
Prestigioso reparto, di eccezionale qualifica professionale, alla quale si coniuga – in perfetta armonia – il forte temperamento dei propria uomini, la versatilità operativa, il generoso anelito realizzativo e l’immediato riscontro ad ogni richiesta di intervento per il bene della collettività nazionale e internazionale. Presente in Alto Adige (1967-1971) per svolgere operazioni antiterrorismo e in Sardegna (1992) con l’operazione “Forza Paris” in concorso alle forse dell’ordine nella lotta alla criminalità organizzata, impegnato nella missione oltremare in Libano (1982-1984), in Irak e in Turchia (1991), in Somalia (1992-1993) dava mirabile prova di efficienza e di salda disciplina, offrendo continue prove di coraggio e sacrificio. Assolveva sempre e dovunque i compiti ad esso affidati con pieno successo, anche in un contesto operativo ambientale difficile e ostile caratterizzato da elevato indice di rischio.
Gli Ufficiali, i Sottufficiali incursori e i Paracadutisti si prodigavano in ogni circostanza, in una mirabile gara di abnegazione e di dedizione al servizio, offrendo anche tributo di sangue e fornendo un eccezionale esempio di alte virtù militari che contribuivano ad accrescere il prestigio dell’Italia e delle sue Forze Armate in campo internazionale.
Medaglia d'Argento al Valor Militare
Decreto 16 aprile 2002
Reggimento inquadrato nella brigata multinazionale nord impegnata in Bosnia – Herzegovina, svolgeva i compiti assegnati con straordinario entusiasmo, totale dedizione e non comune spirito di sacrificio.
Nel corso delle molteplici attività di monitoraggio, pattugliamento degli itinerari, scorta a convogli umanitari e controllo ed ispezioni dei siti, in una situazione operativa ed ambientale particolarmente delicata e complessa, operava con costante equilibrio, profondo senso del dovere ed elevatissima professionalità. L’incessante impegno nel sostegno umanitario alle popolazioni, la prevenzione delle attività criminose della malavita ed il salvataggio di numerose vite umane, mettevano in luce le straordinarie capacità e le eccezionali doti di coraggio, fermezza e solidarietà degli uomini del 9° Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin”, che assolvevano una funzione determinante per il ripristino della convivenza pacifica, talvolta a rischio dell’incolumità personale.
Chiaro esempio di unità fortemente motivata e coesa che ha evidenziato nei suoi uomini altissima professionalità, concreta saldezza morale ed elevate virtù militari e che ha significativamente contribuito ad accrescere ed a nobilitare il prestigio dell’Italia e della Forza Armata nel contesto internazionale (Sarajevo, 03 luglio 1996 – 24 marzo 1997).
Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia
Ordine Militare d’Italia
Decreto 23 novembre 2010
Nel solco della più fulgida tradizione dei reparti d’assalto dell’Esercito Italiano, gli incursori del reggimento offrivano reiterate prove di ammirevole valore, impareggiabile perizia e non comune senso di responsabilità, operando da più di tre anni nell’ambito della missione “International Security Assistance Force” (ISAF) in Afghanistan. All’insegna di uno straordinario spirito di sacrificio e di una assoluta dedizione al dovere, impegnati in condizioni tattiche ed ambientali spesso difficili, concorrevano in maniera decisiva agli sforzi di ISAF per stabilizzare il Paese ed alleviare le sofferenze del popolo afgano, duramente segnato da un perdurante e violento stato di conflittualità interna. Incondizionatamente riconosciuti dalla comunità internazionale, i successi riscossi hanno contribuito a rafforzare il prestigio e l’immagine dell’intera nazione italiana e delle sue forze armate nello scenario internazionale.
Kabul (Afghanistan), luglio 2006-ottobre 2009.