ASSALTI LETALI ED INTERVENTI UMANITARI: LE DUE FACCE DEGLI INCURSORI DEL 9° REGGIMENTO D’ASSALTO

Fiumi di inchiostro hanno già ampiamente catturato le eroiche gesta degli Arditi del IX Reparto d’Assalto di “ieri” e degli Incursori del 9° Reggimento d’Assalto “Col Moschin” di “oggi”. Storici, militari e semplici appassionati del pianeta conoscono ed apprezzano il valore militare dell’Unità di élite del Comparto delle Forze Speciali (FS) dell’Esercito Italiano. Poco però è stato scritto sulle attività condotte, dalle varie componenti del Reggimento, a latere o a supporto delle operazioni speciali ad alto rischio condotte nell’anonimato dalla componente operativa del Reggimento. Su queste atipiche (per il Reparto) attività di tipo “umanitario” vogliamo accendere brevemente i riflettori per comprendere i motivi che spingono le preposte amministrazioni dello Stato a richiedere l’intervento dei nostri migliori combattenti in situazioni diverse dal loro impiego naturale, ovvero quello militare nell’ambito dei famosi NATO Principal Tasks per le FS o, a livello nazionale, di contro-terrorismo (CT) in supporto al Ministero degli Interni o di supporto operativo all’Agenzia Informazioni per la Sicurezza Estera (AISE), quest’ultima tipologia prevede delle operazioni di alta classifica secretate con legge 198/2015.
Il 9° è stato infatti più volte chiamato ad operare sul territorio nazionale a supporto delle popolazioni pesantemente colpite da calamità naturali o disastri dovuti all’incuria dell’uomo. Dall’alluvione di Parma nel 1994, in cui il Reggimento fu richiesto per le peculiari capacità subacquee e l’abilitazione ed expertise nell’impiego degli esplosivi subacquei, al più recente disastro del ponte Morandi, in cui al 9° venne richiesta la demolizione chirurgica degli stralli di grandi dimensioni con l’uso di micro cariche esplosive (il più grande problema era costituito dai possibili danni collaterali in un’area densamente abitata), fino all’alluvione dei giorni nostri che ha pesantemente flagellato l’Emilia-Romagna solo per citarne alcuni. Ma cosa spinge i decision makers nei momenti di crisi alla scelta di un assetto così pregiato come il 9° per dei task non precisamente “speciali” come nel caso di quest’ultima alluvione? Banalizzando si potrebbe rispondere a questa domanda dicendo che “sono lì”, “sono militari e come tali esecutori di ordini” ed anche che “hanno mezzi, equipaggiamenti ed apparecchiature speciali”. Ma dietro la banalità di queste immaginarie (ancorché veritiere) risposte, c’è molto altro. In primis, come sempre, c’è l’uomo. Non un uomo qualunque. C’è un uomo altamente selezionato, motivatissimo e resistente sotto il profilo psico-fisico, con la sua determinazione, la sua pluriennale esperienza nell’impiego di speciali procedure tecnico-tattiche e nell’utilizzo di mezzi/materiali/equipaggiamenti speciali e la sua ostinata determinazione a mantenersi sempre in forma; poi c’è la maniacale cura dell’hardware, sempre efficiente, revisionato, a norma e pronto all’uso…….perché “non si sa mai!”…….c’è la quasi romantica devozione al dovere che inchioda quest’uomo al cellulare per aspettare una chiamata d’emergenza che il più delle volte non arriva. Ma quando arriva, trova sempre risposta! Ed è così che, nel caso della recente e tragica alluvione, in sole 3 ore da quella chiamata, 43 uomini del 9° con 10 battelli FC 470 Zodiac Milpro con motore da 40 cv completamente sgonfi, disassemblati e appositamente confezionati (per ridurre i volumi e massimizzarne il numero sugli automezzi!), un sufficiente numero di materiali subacquei per interventi di ricerca dispersi/recupero salme, caricati su 2 veicoli Iveco ACTL lasciavano la Base Addestramento Incursori (BAI) del 9° Reggimento in direzione Emilia-Romagna. In loco i militari procedevano, in soli 60’ (frutto di esperienza e tante ripetizioni!), a rendere pronti all’uso i 10 gommoni e ad iniziare gli interventi di salvataggio secondo le direttive del Centro di Coordinamento e Soccorso (CCS) presieduto dal Prefetto di Ravenna. Presso il citato CCS, un Ufficiale Superiore Incursore d’esperienza (uno di quelli che, da giovane subalterno, ha partecipato in prima persona a diverse azioni dirette ad alto rischio, ivi incluse di CT e Hostage Release), nel ruolo di coordinatore e Liaison Officer per le FS, provvedeva a dirigere l’aliquota del “Col Moschin” sui siti più ostici da raggiungere.

Altro aspetto peculiare della scelta, per gli Incursori non vi è alcuna differenza tra l’approntare i battelli per un’inserzione clandestina mediante aviolancio in mare da alta quota con l’impiego di maschere d’ossigeno individuali per il conseguimento di un obiettivo militare di livello strategico o confezionare i battelli (allo stesso modo), caricarli su dei camion e prestare soccorso alle popolazioni colpite da un’alluvione! I tempi di risposta (brevissimi e difficilmente replicabili per meccanismi che non sono rodati da sempre come lo è il 9°), la dedizione al servizio e l’esperienza messa in campo sono esattamente le stesse! Inoltre, gli uomini del “Col Moschin” non temono l’impiego prolungato senza riposo e sono abituati a lavorare in condizioni di alto stress psico-fisico. Lo fanno da sempre. Non devono sottostare a regolamenti che ne impongono il fermo per recupero capacità operative. Assolvono la missione, qualunque essa sia, perché è loro dovere farlo! Solo dopo riposano.
Queste sono a giudizio dello scrivente, le motivazioni che rendono un assetto così pregiato come il 9° “Col Moschin” una risorsa irrinunciabile anche in situazioni ad alto rischio per le popolazioni locali come quelle citate.
Nel caso della recentissima alluvione dell’Emilia-Romagna, l’assetto messo in campo dal 9° Reggimento era costituito da personale, mezzi, equipaggiamenti e materiali tratti dalla Base Addestramento Incursori (BAI), ovvero quella componente addestrativa e di Combat Support per le operazioni speciali degli Incursori, che rimango a solo appannaggio della componente operativa del Reggimento . Non quegli uomini “invisibili” che conducono operazioni ad alto rischio in giro per il mondo ed assicurano 24/7 un dispositivo ad altissima prontezza sia per l’eventuale tutela di interessi nazionali (come, ad esempio, la recente evacuazione connazionali magistralmente portata a termine nel martoriato territorio del Sudan) sia per eventuali esigenze di contro-terrorismo in supporto al Ministero degli Interni. Bensì da un’aliquota, altresì pregiata e peraltro unica in ambito Forze Speciali della Difesa, composta da ex uomini “invisibili” e militari altamente specializzati e d’esperienza nelle operazioni in ambiente anfibio.

Di seguito alcuni dati esplicativi degli interventi condotti dall’aliquota del “Col Moschin” impiegata nell’emergenza alluvionale dell’Emilia-Romagna:

  • 100 interventi in 96h continuative;
  • oltre 1000 persone tratte in salvo, incluse persone inferme, anziani (fino alla veneranda età di 98 anni!), donne in gravidanza e moltissimi bambini;
  • alcuni animali domestici salvati;
  • trasporto materiali per messa in sicurezza di infrastrutture strategiche sul territorio.

Il 9° Reggimento, con tutte le sue pregiatissime componenti, la sua storia e le sue esperienze sul campo, rappresenta un’eccellenza nazionale unica al servizio del Paese!
Di fronte a questi numeri non si può che essere grati a questi uomini così speciali!

Grazie a nome dell’Italia.

 

Fonte: ofcs.it – Tiziano Ciocchetti