Questo articolo presenta informazioni tecniche, specifiche e di “vita vissuta” grazie alla collaborazione di un ex appartenente al 9° reggimento Col Moschin. La veridicità delle stesse è stata comprovata attraverso altre fonti della massima attendibilità oltre che dalla consultazione di documenti apertamente disponibili.

Lo scopo è quello di approfondire il tema del processo di selezione e formazione degli incursori. L’articolo, infatti, andrà ad esaminare l’affascinante ed “esclusivo” percorso di “genesi” degli Operatori Tier 1 dell’Esercito Italiano, costituti unicamente dagli incursori del 9° reggimento d’assalto paracadutisti Col Moschin. Non che altri iter formativi non siano altrettanto interessanti e probabilmente anche più attrattivi e peculiari, ma risultano sicuramente e segnatamente diversi da quanto andremo ad esporre. Anche questa caratteristica contribuisce a rinforzare la connotazione di esclusività di cui l’unico reparto incursori dell’Esercito si fregia.

Lo scritto, inoltre, al di là di perseguire uno scopo puramente divulgativo e dedicato agli appassionati della materia, vorrebbe anche indirizzarsi a chi, professionalmente, anelerebbe ad iniziare un percorso in tal senso ed è alla disperata ricerca d’informazioni certe, essendo spesso obbligato a districarsi tra una moltitudine di controversi prodotti presenti sulla rete di dubbia affidabilità ed altrettanto oscura origine e finalità.

La Selezione

Al fine di porre solidi basi, anche lessicali, partiamo dalla definizione del sostantivo “selezione” che, secondo il blasonato dizionario Treccani, significa: “Scelta, operazione di scelta che ha per fine di trarre da un gruppo, anche molto vasto, gli elementi migliori o più adatti a determinati fini”.

La citata enunciazione del termine coglie in pieno il significato del delicato processo di selezione degli aspiranti incursori, il cui fine ultimo è appunto quello di scegliere da un vasto ed eterogeneo gruppo di aspiranti (attraverso un estenuante percorso che a breve vedremo nei dettagli) il personale più adatto ad affrontare il lungo, arduo e altamente selettivo percorso di formazione dell’incursore paracadutista che, di fatto, prosegue per l’intera durata dell’iter formativo e non si esaurisce alla sola fase specifica.

Ai lettori più attenti non sarà sfuggito il termine “eterogeneo” che, se da un lato può apparire in antitesi con il concetto di omogeneità, tipico dei criteri di idoneità previsti dallo stato maggiore dell’Esercito per l’accesso alle selezioni1, dall’altro sottolinea l’apertura dell’iter nei confronti di tutti quei militari che, possedendo i predetti (ed omogenei) criteri, provengono dai reparti, armi e specialità più disparati dell’Esercito annoverando background professionali assai diversi tra loro. Questa precisazione è utile per doverosa trasparenza nei riguardi degli eventuali lettori che, pur prestando servizio presso enti lontani per distanza geografica e tradizioni dall’ambito delle Forze Speciali, siano interessati e motivati a “mettersi in gioco”.

In tempi meno recenti l’accesso alle selezioni per l’iter di formazione degli incursori era limitato al solo personale della brigata paracadutisti Folgore. Tale situazione, se da un canto garantiva uno standard di base “di pregio”, se non altro in termini di “volontarietà”, di comprovata adattabilità agli sforzi psico-fisici e alla familiarità con la terza dimensione (gli aspiranti erano già in possesso del brevetto di paracadutista militare “fune di vincolo”), dall’altro precludeva a tantissimi validi giovani “scavezzacollo” la possibilità d’ingresso nell’élite del 9° reggimento Col Moschin per il solo motivo di non aver indicato le aviotruppe tra le proprie desiderate al termine dell’iter di formazione di base presso i vari enti di formazione di Forza Armata (Accademia Militare, Scuola Allievi Sottufficiali).

Ora, i requisiti sono cambiati così come gli iter e le prove selettive e cercheremo di rispondere alle domande più frequenti dei giovani che ambiscono al conseguimento dell’agognato brevetto (interforze) da Incursore2 nel rispetto della necessaria cornice di riservatezza e spingendoci anche a fornire alcuni suggerimenti utili per affrontare al meglio le prove.

Oggi, per diventare incursori è necessario transitare, per il reclutamento, per il comparto delle Operazioni Speciali (OS) dell’Esercito, il cui bacino è composto dai reparti del 9° reggimento d’assalto paracadutisti Col Moschin (Tier 1), del 4° reggimento alpini paracadutisti Monte Cervino e del 185° reggimento ricognizione ed acquisizione obiettivi Folgore (entrambi reparti Tier 2). L’Iter è regolamentato dallo Stato Maggiore dell’Esercito (SME) che, per il tramite della sezione Operazioni Speciali, in coordinamento con il Comando delle Forze per Operazioni Speciali dell’Esercito (COMFOSE) e con il Dipartimento Impiego del Personale identifica le carenze organiche dei reparti del comparto ed indìce annualmente dei bandi di reclutamento per l’adesione all’iter selettivo e formativo dei futuri “operatori OS”.

Tali bandi, a seconda del fabbisogno dei citati reparti, possono essere aperti a tutte le categorie di militari (ufficiali, marescialli, sergenti, volontari in servizio permanente – VSP – e volontari in ferma prefissata – VFP – da 1 a 4 anni), ovvero indirizzati ad hoc alla/e categoria/e di maggiore criticità. I predetti documenti riportano anche testualmente i prerequisiti necessari per la validazione della propria candidatura.3 I militari interessati, in possesso dei requisiti richiesti, possono inoltrare l’apposita domanda (allegata al bando) per il tramite della propria catena di comando alla sezione OS dello SME (responsabile per l’iniziale screening dei candidati/verifica dei requisiti).

Tutto molto bello, razionale ed ordinato, si potrebbe pensare, ma già da una prima esamina di un recentissimo bando di reclutamento per il comparto OS4 non può non suscitare qualche perplessità l’apprendere che “la preferenza dell’iter formativo indicata da ciascun candidato (ovvero per incursori, ranger o acquisitori) risulta subordinata alle esigenze organiche dei reparti e, pertanto, non è vincolante per la Forza Armata ai fini dell’assegnazione alla fase formativa di base specialistica”!

In parole più semplici, l’aspirante incursore “X” presenta domanda (che ribadiamo essere comune per l’intero Comparto) ed esprime la preferenza “incursore”. Nel periodo previsto si presenta per la fase di “selezione” e viene giudicato, al termine della stessa, “idoneo” per la frequenza del corso Operatore Basico per Operazioni Speciali (OBOS). Successivamente, frequenta e termina con esito positivo il corso OBOS presso il neo-costituito Centro di Addestramento per le Operazioni Speciali (CEADDOS) del COMFOSE e, al termine di tutto questo – che per quanto molto basico richiede pur sempre qualche sforzo in più rispetto a qualunque altro corso basico della Forza Armata – si sente dire “ci dispiace, la sua desiderata non è compatibile con il ‘Modulo di Alimentazione’ stabilito dal Dipartimento per l’Impiego del Personale (DIPE) e pertanto la Signoria Vostra sarà destinata alla fase formativa di specializzazione di base in un altro reggimento del comparto”!

Alla faccia della volontarietà!

In essenza, proprio in barba a questo universale principio che contraddistingue le Forze Speciali di tutto il mondo e a prescindere dai risultati conseguiti, ti dobbiamo destinare presso uno dei reparti Tier 2 altrimenti rischiamo di chiuderli per carenza di personale volontario.

Da informazioni in nostro possesso, infatti, circa il 35% dei candidati incursori subisce i nefasti effetti di questa policy e finisce per andare “ad alimentare” un reparto FS che, per quanto rispettabile, blasonato, attraente e meritevole non è di gradimento. Con questo meccanismo, che è stato già definito in un precedente articolo “studiato a tavolino da strateghi della debolezza generalizzata e del fronte ugualmente cedevole su tutta la sua ampiezza” chi ne paga ancora una volta le conseguenze non è solamente l’unico reparto Tier 1 del comparto, da sempre l’unità più ambita dai candidati, ma anche la Forza Armata. Stanno venendo meno, infatti, i principi basilari delle Forze Speciali che si fondano su piccoli numeri, altissima preparazione, incombente motivazione e torreggiante volontarietà.

Inoltre, per gli ulteriori 7 anni, al candidato che avesse accettato a denti stretti e obtorto collo di iniziare l’iter di specializzazione in un reparto Tier 2, è negata la possibilità di rifare le selezioni per ritentare di entrare nell’unità incursori, quasi come se l’assegnazione in una unità Tier 2 seguisse la logica di una condanna!

Il primo consiglio che, a causa di questa malaugurata policy, siamo costretti a dare a chi fosse intenzionato a raggiungere il Tier 1 è di NON farsi abbindolare da proposte e dicerie che dovessero spingere ad accettare una posizione nel Tier 2 tanto poi il passaggio al reparto incursori sarebbe facilitato in un secondo momento. Ciò non è assolutamente vero! La famigerata “osmosi” tra reparti del cosiddetto “comparto” non funziona ed è sempre stata osteggiata! Allo stato attuale, infatti, tale passaggio verrà testardamente ostacolato in primis dai comandanti dei reparti Tier 2 che esprimeranno parere negativo.

Se volete andare nel Tier 1 e non rientrate nell’aliquota del “modulo di alimentazione” – per il deprecabile principio Cencelli adottato dallo stato maggiore – meglio rinunciare, rientrare al reparto di origine (o, se proveniente dal RAV, andare presso un reparto delle aviotruppe) e ritentare la selezione per l’OBOS l’anno dopo o al primo bando disponibile, magari dedicando il tempo di attesa ad una preparazione fisica più approfondita.

Al riguardo, per evitare questa assurda, grottesca e controproducente applicazione del “manuale Cencelli”, sempre con spirito costruttivo, ci sentiamo di suggerire lo sdoppiamento delle selezioni. Sarebbe, infatti, molto più logico e rispondente ad un criterio di priorità redigere bandi di reclutamento e selezioni dedicate al solo Tier 1 il cui limite massimo in termini di “selezionati” sia indicato dalla capacità di formazione del reparto, almeno fino a quando le posizioni organiche della componente operativa del reggimento non siano totalmente ricoperte.

Chiusa questa doverosa e per qualcuno (il famoso 35%) dolorosa parentesi, proseguiamo da dove ci eravamo interrotti.

Le Selezioni per l’accesso al corso OBOS, di competenza del Centro di Addestramento per le Operazioni Speciali (CEADDOS) del COMFOSE (co-locato insieme al COMFOSE presso il Comprensorio Vitali in Pisa), si compongono di “Prove Fisiche di Selezione” e di Tirocinio di Selezione.

Le prove fisiche, in genere della durata complessiva di 2/3 giorni, comprendono una serie di test valutativi (che fanno media) e alcune prove “a sbarramento” (il cui mancato raggiungimento degli standard preclude il prosieguo) che si basano sulla mera misurazione delle performance fisiche di ciascun aspirante in termini di forza, attleticità e resistenza fisica.

Di seguito una tabella (prove fisiche di selezione) esplicativa:

Niente di trascendentale, insomma, e ci sentiamo di aggiungere, niente che un qualsiasi soldato non possa essere in grado di superare senza troppe preoccupazioni, a meno che non si prenda a riferimento chi si è arruolato con la sola ambizione del “posto fisso”, tutelato da normative di manica larga e da interpretazioni “buoniste” che, nel corso degli anni, hanno se non abrogato quantomeno raggirato i concetti di “eccesso ponderale” e “prove di efficienza operativa”.

Chi supera queste prove è dentro! È ammesso al Tirocinio di Selezione, a meno che il numerico degli idonei non superi le posizioni stabilite dal Dipartimento Impiego del Personale (in special modo per le categorie ufficiali e marescialli). Ecco perché il nostro ulteriore e spassionato consiglio è quello di dare il massimo ad ogni prova, senza alcun risparmio di energie (in caso di “eccedenze” la graduatoria di merito potrà fare la differenza)!

Come già detto, lo svolgimento delle prove fisiche di selezione è a cura del CEADDOS (1^ Compagnia Formazione di Base), attualmente strutturato su framework 9° Col Moschin che si avvale di un pool di qualificati istruttori provenienti dai 3 reggimenti del comparto. Il 9° Col Moschin è l’unico a vantare un’esperienza di oltre 70 anni in materia di selezione e formazione e non stupisce che gli ufficiali in comando presso le unità del CEADDOS indossino il gladio del brevetto da incursore. Nel delicato settore della selezione serve, infatti, tempo ed esperienza per acquisire la necessaria Expertise e per evitare che scelte iniziali, errate, o frettolose pregiudichino il prodotto finale.

I candidati idonei alle selezioni fisiche accedono al “Tirocinio di Selezione” che si materializza in un tortuoso percorso della durata complessiva di 2 settimane, condotto ancora una volta dal CEADDOS, in cui gli aspiranti incursori (unitamente agli aspiranti degli altri 2 reparti) affrontano senza soluzione di continuità (non esiste il weekend libero o il cosiddetto orario di servizio per intenderci) una serie estenuante di prove.

A questo punto immaginiamo che i lettori vorrebbero sapere nel dettaglio quali siano queste prove. E su questo noi dobbiamo rispettosamente fare un passo indietro e limitarci a dire che la finalità ultima del “Tirocinio” è quella di scegliere i più adatti al mestiere dell’incursore (ricordate la definizione lessicale di selezione?) attraverso la misurazione di parametri di resistenza psico-fisica gelosamente custoditi dal personale istruttore. Una cosa è certa, prendete nota se interessati, solo i più motivati usciranno vincitori dal tirocinio! Che ci crediate a no, questa è l’unica equazione certa, soprattutto quando le energie psico-fisiche inizieranno a vacillare!

Se da un lato, come detto, non entriamo nel dettaglio delle prove, ci sentiamo comunque in dovere di dispensare (grazie a qualche qualificato contributo esterno) alcuni consigli per i giovani e motivati aspiranti.

In primo luogo, curare la forma fisica. Se è vero che le prove fisiche di selezione sono accessibili alla quasi totalità dei giovani in uniforme è altrettanto vero che le prove del Tirocinio di Selezione richiedono certamente uno sforzo maggiore, per il quale si rende necessario un addestramento fisico a premessa, improntato sulla forza di resistenza, ovvero sulla capacità di resistere ad un carico di lavoro protratto nel tempo. Rinforzare le difese immunitarie, soprattutto se il tirocinio è calendarizzato nella stagione invernale, è certamente utile per fronteggiare al meglio gli alti carichi di stress psico-fisico a prescindere dalle condizioni meteorologiche. Curare i piedi! Se c’è da individuare una parte del corpo che è messa più a dura prova delle altre, la scelta dei piedi non può che essere unanime! Infatti, un’altissima percentuale di giovani aspiranti rinuncia o fallisce il tirocinio a causa dell’insorgere di dolorose problematiche alle estremità (principalmente piaghe e vesciche). Il cambio continuo dei calzini e l’uso di talco al termine di ciascuna attività, o in qualunque momento di sosta, aiuta a contenere l’eccessiva sudorazione e previene l’insorgere di dolorosissime piaghe e vesciche da fatica. A tale riguardo, l’utilizzo di calzature già “provate” rispetto a scarponi nuovi fiammanti comprati magari il giorno prima delle attività per fare bella figura e apparire più macho è assolutamente raccomandabile. In ultimo, se proprio non si è riusciti a prevenire, l’utilizzo di cerotti compeed può ancora tirarci fuori da guai!

La Formazione

La formazione dell’incursore del 9° rgt Col Moschin prosegue, al termine del Tirocinio di Selezione, con la frequenza del già citato corso OBOS. A questo punto risulta però doveroso aprire una parentesi su tale periodo formativo

Il corso OBOS

Il corso OBOS, al 9° reggimento Col Moschin, NON serve!

Per comprendere questa affermazione è necessario tornare agli anni antecedenti il 2006, quando l’appellativo “speciale” era decisamente meno sexy e inflazionato di oggi ed il 9° reggimento “Col Moschin” godeva della meritata discrezionalità e autonomia gestionale in termini di selezione e formazione.

Al tempo, il reggimento attingeva dai reparti della brigata paracadutisti personale già in possesso del brevetto di paracadutismo “fune di vincolo” e già addestrato nelle attività di pattuglia da combattimento che, l’attuale corso OBOS, ha la finalità di conseguire.

I candidati, dopo le selezioni, accedevano direttamente al famigerato corso 80/B che durava più di 7 mesi e consentiva il conseguimento della qualifica di Guastatore Paracadutista, che includeva anche una serissima e selettiva preparazione nel campo degli esplosivi e costituiva il primo step dell’allora iter formativo dell’Incursore.

L’istituzione del corso OBOS, intrapresa per l’esigenza di formare il personale dei reparti del Tier 2 e sostenere che nel “comparto” la formazione fosse “comune”, ha sconvolto l’iter precedente giungendo ad un corso OBOS di sole 10 settimane che si propone il raggiungimento degli obiettivi addestrativi della pattuglia da combattimento escludendo ogni attività che abbia a che fare con artifizi ed esplosivi. Sulle finalità del corso abbiamo già trattato nell’articolo “Alcune precisazioni in merito all’articolo sul trattamento economico delle Forze Speciali”.

Come se non bastasse, col tempo, l’OBOS è stato decentrato verso gli altri due reparti (pur rimanendo un corso a guida Reparto Addestrativo Forze Speciali (RAFOS) del 9° Col Moschin), con il risultato che, molto spesso, gli aspiranti allievi incursori si ritrovavano a frequentare l’OBOS a Montorio Veronese, perdendo quell’imprinting che da molti decenni si tramandava di generazione in generazione presso i locali del RAFOS e che contribuiva a forgiare i futuri incursori (non è una novità che nel mestiere delle armi gli allievi tendano istintivamente a modellarsi sulla base dei principi e dei valori trasmessi loro dai propri istruttori).

E così, al termine dell’OBOS “decentrato”, gli aspiranti allievi incursori (al netto dello sfortunato 35%) giungevano al RAFOS del 9° reggimento per il prosieguo dell’iter e si scontravano con una realtà assai diversa da quella vissuta nei precedenti mesi. Molti di questi allievi si vedevano così costretti a dare le dimissioni volontarie dal prosieguo dell’iter da incursore già nella prima o seconda settimana di permanenza a Livorno annoverando, tra le motivazioni più frequenti, un trattamento “troppo duro e assai diverso” da quello ricevuto presso la compagnia scuola a Montorio Veronese. In estrema sintesi, il trattamento “coi guanti bianchi” (impostato da chi ha la necessità di chiudere un occhio sugli standard altrimenti rischia di chiudere il reparto per mancanza di numeri) ha permesso di superare il corso OBOS anche a coloro i quali non disponevano delle necessarie qualità psico-fisiche-motivazionali!

Come dicevamo prima, il mestiere NON s’inventa e l’Expertise la si acquisisce con tanta, ma tanta, esperienza!

Con la nascita del COMFOSE, il corso OBOS viene infine accentrato al CEADDOS del COMFOSE, che si può paragonare ad un reggimento addestramento volontari “speciale”. In buona sostanza il CEADDOS dovrebbe focalizzarsi e cercare di fare al meglio due “semplici” compiti ovvero: quello di ricevere, vestire, preparare e selezionare il personale che poi accederà al corso OBOS e quello di pianificare, organizzare e condurre l’OBOS stesso. Compiti semplici ma molto “demanding” visto che si parla di numeri molto consistenti.

L’OBOS richiede un grosso sforzo in termini di risorse e finanze in quanto si lavora su grandi numeri, ma il ritorno in termini di incursori “sfornati” all’anno è risibile, anzi, rispetto a quando esisteva il corso 80/B, e il 9° si faceva tutto in proprio, i numeri sono diminuiti e le spese sono lievitate!

Dopo l’OBOS gli allievi vengono destinati ai vari reggimenti (degli idonei, il 9° perde a vantaggio degli altri due reparti circa il 30%, oltre a non accontentare, grazie al modulo di alimentazione, circa il 35% degli aspiranti in barba al noto principio della volontarietà) e chi finalmente accede alla 101^ compagnia allievi incursori dell’oggi rinominato Reparto Addestramento Incursori (RAI) del 9° reggimento, ex RAFOS, inizia la vera formazione da incursore che, da direttiva 7020 Iter selettivo e formativo per gli operatori delle Forze Speciali dell’Esercito, dura 55 settimane. Queste 55 settimane (che spesso per motivi di vario genere possono arrivare ad essere 68) sono intense, affrontano in modo meticoloso tutti gli aspetti del lavoro tipico dell’Incursore e sono riassunte nel capitolo successivo.

FORMAZIONE DELL’INCURSORE PRESSO IL REPARTO ADDESTRAMENTO INCURSORI DEL 9° REGGIMENTO COL MOSCHIN

Moduli/Corsi interni:

Modulo da Combattimento per Incursore (MCI) – durata 28 settimane. Costituisce la “base tattica” del futuro incursore e culmina con il conseguimento della specializzazione di “Guastatore Paracadutista” (quella che prima si otteneva alla fine del corso 80/B). Durante la frequenza di questo modulo (ad alto tasso di attrito che purtroppo deve compensare la selezione non accurata del modulo OBOS) gli allievi acquisiscono le conoscenze e le abilità a condurre le Operazioni Speciali in ambiente non permissivo e in condizioni d’isolamento, secondo le procedure tecnico-tattiche degli incursori. È implicito che durante la frequenza di questo modulo gli allievi imparino la base delle nozioni per condurre i tre compiti classici delle Forze Speciali (Azioni Dirette, Ricognizione Speciale e Assistenza militare) oltre che iniziare a masticare alcune specificità che li porteranno a saper condurre i compiti peculiari dei reparti Tier 1 (ricognizione strategica, liberazione ostaggi e altri 2 compiti esclusivamente nazionali la cui divulgazione non è consentita). Ciò significa familiarizzare con i rudimenti della pianificazione, del tiro operativo, impiego degli esplosivi (dalle tecniche di base a quelle avanzate), comunicazioni radio, sopravvivenza statica/dinamica, resistenza all’interrogatorio (scenario war, prigioniero di guerra) e molte altre skills prodromiche al brevetto di Incursore.

Modulo da Combattimento Avanzato per Incursore (MCAI) – durata 7 settimane. Gli allievi “superstiti” al MCI giudicati idonei al seguito dell’iter ricevono uno degli addestramenti più esclusivi in ambito Forze Armate. Il corso si propone di consolidare e incrementare la capacità di tiro con l’armamento principale, secondario e specialistico in dotazione al reparto e di impartire ai futuri incursori le nozioni tecnico-tattiche del combattimento in ambiente urbano nella condotta di OS in contesti Counter-Insurgency (COIN) e Counter-Terrorism (CT), finalizzate alla cattura/neutralizzazione di High Value Targets (HVT) e/o liberazione di ostaggi (Hostage Release Operations – HRO), in ambienti operativi incerti o non permissivi e, generalmente, in condizioni di isolamento e autonomia logistica. I compiti di controterrorismo, cattura di target ad alta valenza e liberazione ostaggi sono, infatti, unico ed esclusivo appannaggio dei reparti incursori, concetto che è stato recentemente ribadito dalla direttiva dello stato maggiore della Difesa. Insomma, come direbbero gli anglosassoni un corso “bread and butter” per i futuri incursori!

Corso Hostage Survival & Conduct After Capture (HS-CAC) – durata 2 settimane. Impartisce le nozioni utili e fondamentali alla sopravvivenza in cattività nella situazione di ostaggio/prigioniero.

Corso Anfibio – durata 6 settimane. Conferisce agli allievi le conoscenze e le abilità necessarie alla pianificazione e condotta di infiltrazioni ed esfiltrazioni anfibie di superficie (anche a seguito di inserzioni da aeromobili ad ala fissa/rotante e vettori navali) a mezzo nuoto operativo di squadra, ovvero con l’uso di natanti e battelli tattici auto-gonfianti (per i quali gli allievi conseguono un’apposita patente militare).

Corso di Ricognizione Strategica per Incursori – durata 2 settimane. In risposta ad uno specifico, esclusivissimo e classificatissimo task nazionale assegnato ai soli incursori, per il quale non possiamo fornire dettagli.

Moduli/Corsi formativi presso Enti esterni:

Corso Caduta Libera Militare (CCALM), durata 6 settimane, a cura del Centro Addestramento di Paracadutismo (Pisa), che si prefigge lo scopo di conferire la qualifica della Tecnica della Caduta Libera (TCL) agli allievi incursori (già tutti brevettati paracadutisti militari fune di vincolo ancor prima del corso OBOS).

Corso (basico) di Alpinismo, durata 3 settimane (più eventuali 4 settimane di Corso “qualificativo” per i soli allievi potenzialmente idonei al conseguimento della qualifica da Istruttore Militare di Alpinismo), a cura del Centro Addestramento Alpino (Aosta), che conferisce agli allievi incursori le necessarie conoscenze e abilità per affrontare in sicurezza il movimento in ambiente montano non innevato ed il superamento di ostacoli naturali per mezzo della tecnica dell’arrampicata.

Corso (basico) di Sci alpino/alpinismo, durata 3 settimane (più eventuali 4 settimane di corso “qualificativo” per i soli allievi potenzialmente idonei al conseguimento della qualifica da Istruttore Militare di Sci), a cura del Centro Addestramento Alpino (Aosta), che conferisce ali allievi Incursori le abilità basiche necessarie al movimento su sci in ambiente montano innevato.

I predetti corsi presso enti esterni forniscono le cosiddette capacità di mobilità ambientale che consentono ai frequentatori di acquisire le abilità per saper evolvere in vari ambienti geografico-operativi. Senza le capacità di combattimento acquisite nei precedenti e successivi corsi, tuttavia, tali addestramenti sarebbero solo fini a se stessi. Infatti, il 9° reggimento affina le capacità di mobilità ambientale con specifici corsi di combattimento condotti nei vari ambienti. Che non venga mai sostenuto, quindi, che un militare che ha fatto il corso roccia, sci e TCL è, praticamente, un quasi-incursore!

Infatti, il personale passato con successo attraverso i moduli/corsi addestrativi sopra indicati completa la propria formazione con la frequenza di un modulo di combattimento in ambiente montano innevato della durata di 2 settimane (finalizzato a dare la giusta dimensione tattica al corso sci delle truppe alpine), a cura degli istruttori del RAI. Inoltre è previsto un corso di lingua inglese, sempre a cura del RAI, della durata di 3 settimane, ma condotto con insegnanti madrelingua.

L’aspetto tipicamente “selettivo” del reparto Tier 1 rimane in essere per l’intero iter formativo! Nessun trattamento “coi guanti bianchi” riscontrato altrove, insomma. Gli interessati sono avvisati!

La Formazione avanzata dell’Incursore

La formazione dell’incursore prosegue anche a brevetto conseguito. Un esempio lo costituisce il corso di aviolanci TCL da alta quota (cosiddetto High Altitude Low Opening/High Altitude High Opening – HALO/HAHO) presso lo stesso 9° reggimento Col Moschin (unico reparto in Italia con questa capacità, nonostante i molteplici, malaugurati e nefasti tentativi della Scuola di Paracadutismo di assumerne la paternità) ed il corso per l’impiego di Autorespiratori a circuito chiuso ad Ossigeno e ad Aria (Corso ARO/ARA) per Forze Speciali presso il COMSUBIN della Marina Militare. Ma il panorama della formazione (avanzata) degli incursori comprende molteplici altri corsi sia interni sia presso istituti di formazione d’eccellenza nazionali ed esteri.

Per concludere, riteniamo che la formazione tipica dell’incursore sia e debba rimanere peculiarità del 9° reggimento che, diversamente, verrebbe snaturato oltre che correre il rischio di perdere quella memoria storica e quelle tradizioni che sono costate tante vite e tanti sacrifici. E a quale vantaggio? Quale utile ne trarrebbe la Forza Armata?

Senza insistere sull’argomento, già affrontato in altri articoli, sembrerebbe chiaro a tutti (visti i frequenti tentativi di proposta in Commissione Difesa e l’ultimo tramite COCER) che cercare di diluire il brodo delle fasi comuni ai 3 reparti e allungare gli iter dei reparti Tier 2 potrebbe avere il solo ultimo fine di ottenere l’indennità da incursore (art.9 della legge 78/86) al solo vantaggio (ovviamente) dei NON Incursori. Ma ripetiamo, a che fine?

Volendo ricapitolare causticamente e stimolare la critica a fini costruttivi evidenziamo che la Forza Armata ha avviato un progetto creando un Comando (il COMFOSE) che non ha alcuna funzione operativa (il tentativo pretestuoso di crearsi un varco quale comando framework della “Combined Joint Special Operations Task Force” è giustamente e definitivamente naufragato) ma ha avuto l’unico scopo di dare vita al cosiddetto “Comparto OS dell’Esercito” obbligando il 9° reggimento a convivere ed addestrarsi con gli altri reparti denominati Tier 2 (incluso il 28° Pavia che probabilmente verrà escluso dal comparto). A ciò si aggiunga che l’unica unità, oltre al 9° reggimento, che in un progetto razionale avrebbe dovuto essere presente sin dall’inizio nel cosiddetto “comparto OS dell’Esercito” è il 3° reggimento Aldebaran (REOS) e che invece non ne ha mai fatto parte. In sostanza, un comando che serve a poco, che ha allargato solo sulla carta i numeri delle FS di Forza Armata e che, nello strenuo tentativo di “vendere” il concetto di “formazione in comune” è divenuto responsabile del corso OBOS di sole 10 settimane imponendo il cambiamento a chi, da decenni, aveva già il proprio iter che funzionava benissimo.

Cosa ancor più grave, il COMFOSE sta addirittura pensando di allargare il numero dei corsi cosiddetti “in comune” creando un’ulteriore compagnia nel CEADDOS (la 2^ compagnia “Formazione Avanzata”) ed imponendo al 9° di cedere expertise a favore di altri. Basti pensare al corso Hostile Environment Awareness Training (HEAT) che il CEADDOS conduce per conto di una fondazione (SAFE) utilizzando esclusivamente personale incursore (tale corso veniva erogato in precedenza dal 9° reggimento a favore di diplomatici ed altro personale civile di spicco).

Inoltre, tutta questa formazione in comune, questa “interoperabilità” di Forza Armata decantata dal COMFOSE non sfocia in un impiego comune, soprattutto in considerazione dei compiti esclusivi affidati ai reparti incursori. Anche sull’addestramento in comune ci sono poi seri dubbi, basti pensare alle esercitazioni che il COMFOSE conduce (ad esempio la serie denominata “Muflone”) che vengono spesso vissute come un’imposizione per il discutibile valore aggiunto addestrativo. Sono, infatti, esercitazioni di sola forza armata e che quindi vengono meno al concetto fondamentale, più volte ricordato, in base al quale le Operazioni Speciali sono joint by nature.

Il COMFOSE gioca il ruolo del comando componente Operazioni Speciali senza averne le Expertise e le strutture e rivestendo un ruolo che non sarà mai chiamato a ricoprire in operazioni fuori area. I reparti coinvolti originano dei Task Groups che, proprio dall’esperienza operativa maturata sino ad ora in operazioni, non hanno la necessità di interoperare se non per una deconfliction a priori. Le Forze Speciali, infatti non agiscono in massa, non hanno settori di competenza contigui e/o compenetranti. Gli obiettivi “speciali” sono puntiformi, spesso distanti e separati. Difficilmente si ha il medesimo obiettivo speciale assegnato a più Task Groups che avrebbero quindi la necessità di agire insieme e congiuntamente. Al limite si procede ad una task organization facendo affluire diverse Task Units in un solo Task Group.

L’unico vantaggio è costituito dalle interazioni con il Task Group Air che, effettivamente, opera a supporto di una Task Unit o di un Task Group. Ma anche in questo caso, senza disporre del sistema di comando e controllo per la gestione dello spazio aereo, che addestramento realistico rappresenta?

Non parliamo delle unità sub tattiche, ovvero dei distaccamenti operativi o plotoni, perché il loro addestramento è competenza dei comandi di Task Unit o, al limite, del comando del Task Group e non certo del comando di componente simulato nell’esercitazione.

Se poi prendiamo in esame la Muflone attualmente in corso, sembrerebbe che il reparto Tier 1 stia partecipando con una sola cellula di risposta in quanto il resto dell’unità e già impegnata per attività reali. Il grosso dell’attività è quindi condotta dai soli reparti Tier 2 che, spesso, ricoprono posizioni improprie e si assegnano compiti per i quali non sono competenti (in quanti filmati disponibili sul canale YouTube abbiamo visto ranger e acquisitori compiere operazioni addestrative di liberazione ostaggi oppure condurre attività di millantati “agenti infiltrati”, quando invece tali compiti sono da sempre affidati ai reparti Tier 1).

Concludiamo con una riflessione: in un’epoca in cui ci si orienta verso l’alta professionalizzazione e specializzazione, in un periodo di scarsità di risorse ed in uno scenario che sempre di più si sta riavvicinando a quello della Guerra Fredda caratterizzato dal confronto peer to peer è opportuno creare, alimentare, sostenere ed equipaggiare nuovi comandi, nuove scuole e nuovi reparti “speciali”?

Non sarebbe forse più opportuno razionalizzare le risorse, concentrare e potenziare invece che dividere e ripartire e quindi, ovviamente, appiattire e livellare?

Tabella riassuntiva Iter Selezione – Formazione Incursori

1 Criteri riportati sui relativi bandi di reclutamento quali, ad esempio, la medesima fascia di età degli aspiranti.

2 Il brevetto da incursore è stato istituito con il Decreto Ministeriale del 2 maggio 1984 che ne tratteggia l’essenza “interforze”. Vi sono inoltre una nutrita serie di leggi che associano al possesso di tale brevetto (la cui caratterizzazione è comune per tutte le Forze Armate – gli incursori) la corresponsione di una indennità.

3 Tra i prerequisiti più comuni citiamo ovviamente la cittadinanza italiana, la fascia d’età -attualmente compresa tra i 18 e i 30 anni -, l’estraneità a condanne penali – anche per delitti non colposi – e a procedimenti penali in itinere, il possesso dell’idoneità al servizio militare incondizionato, il non aver riportato negli ultimi 3 anni, in sede di valutazione caratteristica, giudizi inferiori a “superiore alla media”, ecc.

4 “Ricerca ordinaria di personale Sergenti e VSP/VFP4/VFP1 – anno 2021” Prot. Nr. M_D E0012000 REG2021 0078513 d.to 14-04-2021, reperibile on-line al seguente indirizzo: https://www.siamoesercito.org/wp-content/uploads/2021/06/FORZE-SPECIALI-RICERCA-ORDINARIA.pdf)

Articolo di Tiziano Ciocchetti su Difesaonline.it