PISA Alle 11.40, nel corso di operazioni di addestramento programmato che prevedevano l’uso di esplosivi, per cause che sono in corso di accertamento.

Il colonnello Millefiorini, capo di stato maggiore dell’esercito, legge a Livorno un freddo comunicato. Dietro al linguaggio burocratico si nasconde un dramma che si è consumato improvviso, in pochi istanti, in una vecchia cava di Arzana, vicino a Pisa: due sottufficiali del nono Battaglione paracadutisti della Folgore di stanza a Livorno sono rimasti uccisi in un’esplosione nel poligono Le Grepole e un terzo è in fin di vita in ospedale.

A Le Grepole, in quel poligono arroventato da un sole a picco, si cerca intanto di stabilire come è scattata la terribile trappola. Le vittime sono il maresciallo Loredano Tiberi, 31 anni, di Arcidosso e il sergente maggiore Giuseppe Pisanu, 26 anni, originario di Cagliari ma residente a Rosignano Solvay con la moglie e una bambina. Il maresciallo Gianni De Roma, 34 anni, nato a Gorizia, abitante a Castiglioncello, anche lui sposato e padre di un bambino è gravissimo.

Il sostituto procuratore della Repubblica di Pisa, Giuliano Giambaldone, è arrivato tra i primi, sulla collina brulla a una decina di chilometri da Pisa. Si muove circondato dagli ufficiali della Folgore intorno alla buca provocata dall’esplosione, con i bordi ancora macchiati di sangue. Toccherà a lui (ma un’altra inchiesta è stata aperta dalla magistratura militare) cercare i perché. La tragedia si consuma intorno alle 11.30 . Il poligono Le Grepole è in alto sulla collina, è una vecchia cava da dove anni fa veniva estratta ghiaia. Abbandonata, è diventata luogo di esercitazione per la Folgore: ogni settimana uomini dei battaglioni di Pisa e Livorno vengono qui ad esercitarsi. Così anche ieri mattina, quando quindici graduati guidati da Tiberi, De Roma e Pisanu arrivano nella spianata riarsa intorno alle dieci.

Dopo qualche preparativo i tre sottufficiali si allontanano dal gruppo maneggiando sembra un tubo metallico. Mentre stanno per piazzarlo, l’esplosione. Li ho visti saltare tutti e tre in aria racconta ancora scosso il sergente maggiore Reggimenti io ero uno dei più vicini, sembravano tre fuscelli. Tiberi, che forse teneva in mano l’ordigno, rimbalza dilaniato a qualche metro di distanza, morto. Pisanu, incosciente, respira ancora, a fatica. De Roma ha le gambe e una mano maciullata ma sembra ancora lucido. Pochi minuti dopo la richiesta di soccorso, data via radio, arrivano due elicotteri, uno dei carabinieri, uno della Folgore. Mentre decollano verso Pisa, i vigili urbani in città fanno allontanare da piazza dei Miracoli turisti e passanti. Gli elicotteri con a bordo Pisanu e De Roma atterrano sotto la Torre pendente dove aspettano due ambulanze. Pisanu non ce la fa, muore prima di arrivare al vicinissimo ospedale Santa Chiara. La sala operatoria è già pronta per De Roma. I chirurghi si affannano tutto il pomeriggio: gli amputano le dita di una mano, una gamba, cercano disperatamente di salvargli l’altra.

Adesso si possono fare molte ipotesi ma è inutile cercare conferme, visto il riserbo totale dei superiori delle vittime. Secondo qualcuno quella di ieri era un’esercitazione particolare. Tiberi, De Roma e Pisanu dovevano forse collaudare un nuovo tipo di esplosivo, una miscela di cui non si conoscono i componenti, inserita nel tubo metallico. Che cosa li ha traditi? Forse un errore nella composizione della miscela, forse uno sbaglio nel calcolare il tempo di azione del detonatore elettrico.

di SANDRO BERTUCCELLI, republica.it