ROMA – Non ce l’ha fatta Lorenzo D’Auria. L’agente del Sismi gravemente ferito in Afghanistan durante il blitz deciso per liberarlo dai Taleban, è morto stamane nell’ospedale militare di Roma. Alcuni proiettili – forse esplosi dai colleghi inglesi durante lo scontro con i sequestratori, forse sparati dai banditi, ancora non è certo – lo avevano colpito alla testa lo scorso 24 settembre. Dopo le prime cure sul campo, il maresciallo del Sismi era stato rimpatriato e ricoverato al Celio. Solo un respiratore lo ha tenuto in vita questi ultimi giorni.

Lunedì i funerali. “E’ un figlio caduto per tutti noi”, ha detto il presidente del Consiglio Romano Prodi. “Giovani come lui – ha aggiunto il sottosegretario alla Difesa Lorenzo Forcieri nel corso di un’informativa al Senato – hanno evitato numerosi attacchi terroristici”. Domani l’autopsia, poi la camera ardente al Celio e infine lunedì prossimo, a Modena, i funerali nella città dove abitano i genitori.

Il rapimento. Il maresciallo capo Lorenzo D’Auria – 33 anni, residente a Livorno, nato in Emilia Romagna da una famiglia di origini campane – insieme ad un altro sottufficiale del Sismi e ad un loro collaboratore afgano, era stato rapito sabato 22 settembre in Afghanistan, nei pressi di Shindand, area posta sotto la competenza italiana nell’ambito della missione multinazionale Isaf. Poi, gli ostaggi erano stati condotti a sud, nella provincia di Farah.

La liberazione. Il blitz è scattato all’alba del 24. Mentre i commandos italiani avevano bonificato il ‘covo’, quelli inglesi avevano attaccano il convoglio di veicoli con cui gli ostaggi venivano spostati altrove per essere venduti a bande locali. Nell’operazione, sia i due agenti segreti che il cittadino afgano, rinchiusi nei bagagliai delle vetture, erano stati feriti: non è ancora stato chiarito se dai colpi esplosi dai carcerieri (come sostiene il comando della missione Isaf) o dal “fuoco amico”. Gli accertamenti, con perizie balistiche, sono affidati alla Procura di Roma che indaga sull’accaduto. Tutti i rapitori sono stati uccisi ad eccezione dell’autista dei due agenti segreti sfuggito miracolosamente all’attacco: potrebbe essere stato lui ad averli traditi.

Sabato le nozze. Con una straziante cerimonia, sabato scorso erano state celebrate le nozze in articulo mortis con la sua compagna Francesca. Aveva tre figli il maresciallo del Sismi, il più piccolo di appena due mesi. “Da tempo volevano sposarsi – disse il padre – ma gli impegni militari gli avevano sempre fatto rimandare la data”. Meno gravi sono le condizioni del collega sequestrato dai Talibani: è stato trasferito la Celio per la frattura della clavicola sinistra insieme al collaboratore afgano.

Il lutto. Il ministro della Difesa Arturo Parisi ha incontrato la moglie e i genitori del militare “per esortarli, pur nel dolore, a ricordare con orgoglio il loro congiunto caduto durante una missione al servizio della sicurezza e della pace, che rimarrà per sempre nel ricordo di chi crede nella solidarietà tra i popoli”. Fra coloro che hanno già reso omaggio alla salma, l’ammiraglio Bruno Branciforte, capo del Sismi, e l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, capo di Stato maggiore della Difesa. In segno di lutto, Camera e Senato hanno osservato un minuto di silenzio.

Articolo www.repubblica.it

Medaglia d’oro di vittima del terrorismo

Data del conferimento: 02/11/2015

motivazione:

per l’evento verificatosi a Herat il 24 settembre 2007