Silvio Baglioni, 47 anni nativo di San Secondo, maresciallo medaglia d’argento al valor militare, è morto venerdì mattina precipitando dal Sassolungo, mentre stava scalando in cordata una delle “cinque dita” delle Dolomiti.

Nato a Parma, dove tuttora abita la sua famiglia, Baglioni risiedeva a Livorno ormai da oltre vent’anni. Innamorato del suo lavoro, non era sposato e non aveva figli.

Il sansecondino, prestava servizio all’interno della caserma Vannucci di Livorno, dove viveva da oltre vent’anni. Baglioni era sulle Alpi con un amico, anch’esso rimasto ferito. L’incidente è avvenuto sul picco del “Pollice”.

La corda che lo teneva legato alla vetta sembra si sia tagliata sfregando contro uno spigolo. In quel punto la montagna è molto ripida e Baglioni è caduto per circa 100 metri. Per i soccorsi purtroppo non c’è stato nulla da fare, hanno dovuto constatare la morte sul colpo di Baglioni e hanno tratto in salvo il compagno di cordata.

Baglioni era stato insignito della medaglia d’argento al valore dell’esercito, conferitagli per una missione a Khowst, in Afghanistan, nel 2003.

Medaglia d’argento al valore dell’Esercito

Maresciallo Ordinario Baglioni Silvio

Data del conferimento: 28/09/2007

motivazione:

“Incursore scelto del 9° reggimento d’assalto paracadutisti «Col Moschin» impegnato quale comandante di distaccamento operativo presso il Joint special forces task group della TF Nibbio nell’ambito dell’operazione «Enduring Freedom» in Afghanistan, durante una delicata missione informativa nell’abitato di Khowst, veniva fatto oggetto di una imboscata e sottoposto al lancio di due ordigni esplosivi. La sua immediata reazione riusciva ad evitare che qualcuno dei suoi uomini fosse ferito o che i mezzi rimanessero danneggiati. Successivamente, evidenziando una straordinaria prontezza ed un’ammirevole capacità di analisi, riusciva ad individuare l’autore dell’azione e, nonostante l’atteggiamento manifestamente minaccioso della folla circostante, si lanciava alla cattura dell’attentatore con parte del distaccamento operativo, riuscendo brillantemente nell’intento. Contemporaneamente, in considerazione del fatto che un ordigno era rimasto inesploso nel mezzo della strada cittadina, costituendo elemento di altissimo pericolo anche per la popolazione, ordinava ad alcuni dei propri uomini di isolare l’area, garantendo l’incolumità dei presenti, comunicando con solerzia le informazioni dell’accaduto e quelle relative agli aspetti tecnici dell’ordigno, nonchè assicurando il dispositivo fino al successivo arrivo dei rinforzi. In tale contesto, dimostrava una professionalità e una lucidità straordinarie nel momento del pericolo e, ancorchè sottoposto ad azione ostile, metteva in luce eccezionali doti di coraggio e di capacità di comando. Magnifico esempio di sottufficiale dell’Esercito che con la sua azione ha dato lustro e prestigio alla Forza armata ed al Paese in un contesto internazionale”. Khowst (Afghanistan), 12 aprile 2003.

Fonte: parma.repubblica.it e Presidenza della Repubblica